L'ordinazione sabato 10 gennaio in Cattedrale
4 NUOVI DIACONI PERMANENTI

Di Gianni Ballabio



Inizierà bene il nuovo anno per la Chiesa luganese: sabato 10 gennaio, nella cattedrale di San Lorenzo, il Vescovo, mons. Giuseppe Torti, ordinerà quattro nuovi diaconi permanenti. Sono Dante Balbo, 1959, di Lugano, operatore presso Caritas Ticino, sposato con Silvana (due figli); Massimo Cascianini, 1961, di Melide, disegnatore tecnico, sposato con Paola (tre figli); Marcel Mattana, 1958, di Pazzallo, imbianchino, sposato con Gabriella (una figlia); Giorgio Ulrich, 1942, di Bellinzona, giardiniere alle dipendenze del Comune, sposato con Raffaela (un figlio). Hanno maturato questa scelta diaconale in famiglia e nelle loro comunità, provandola anche attraverso l'impegno nel servizio pastorale, liturgico e caritativo.


UN SERVIZIO RITROVATO

Il diaconato nella Chiesa è presente da sempre. Lo troviamo subito, già negli Atti degli Apostoli, con la scelta dei primi sette, quando "elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Permenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani".

È il primo grado del Sacramento dell'Ordine: precede il presbiterato e l'episcopertine/copato. Scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica: "il sacramento dell'ordine imprime in loro un segno (carattere) che nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto diacono, cioè il servo di tutti".

La Chiesa latina quella d'Occidente conosce soprattutto il diaconato di transizione, una tappa, dalla quale si accede al presbiterato. Come è stato recentemente, lo scorso 18 ottobre, per l'ordinazione diaconale di Simone Bernasconi (Riva San Vitale), Osvaldo Gaggetta (Lavertezzo), Charles Azanshi, Frank Essih Koffi, Victor Armando Dossouvi e Valentin Kokou Tafou (tutti e quattro del Togo), che sono in cammino verso il sacerdozio.

Dante, Massimo, Marcel e Giorgio diventeranno invece diaconi permanenti. Per sempre.

Il 23 marzo di quest'anno nella chiesa parrocchiale di Mendrisio hanno pronunciato davanti al Vescovo e alla comunità il loro proposito di impegnarsi su questa strada; lo scorso 20 settembre, nella cappella del liceo diocesano di Breganzona Lucino, sono stati istituiti nei ministeri del lettorato e dell'accolitato; il prossimo 10 gennaio nella cattedrale di San Lorenzo un diacono di Roma, morto martire sotto la persecuzione di Valeriano il vescovo imporrà loro le mani e pronuncerà su di loro la preghiera di ordinazione.

Il diaconato permanente è un modo abbastanza recente (o meglio ritrovato) di vivere questa partecipazione all'ordine sacro.

La Chiesa luganese ha già due diaconi permanenti: Emilio Devrel, ordinato nel 1992, collaboratore pastorale nella parrocchia di Riva san Vitale e direttore della casa per anziani, Tusculum, di Arogno; Bruno Negri, ordinato nel 1989, impegnato a Milano nell'ambito della Comunità di Russia cristiana.

È merito del Concilio Vaticano II l'aver ripristinato questa forma di diaconato, rimasta in ombra per parecchi secoli nella Chiesa. Sulla linea della tradizione più antica, ha precisato il posto che occupano i diaconi nella gerarchia ministeriale della Chiesa. Va ricordato che preti e vescovi sono pure diaconi, avendo ricevuto a loro volta questo "grado dell'ordine" nel loro cammino. Leggiamo nella Costituzione sulla Chiesa, Lumen Gentium: "in un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani, non per il sacerdozio, ma per un ministero. Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale nel ministero della liturgia, della predicazione e della carità, servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e il suo presbiterio".


POLICARPO AI DIACONI: SIATE MISERICORDIOSI E ATTIVI

L'accento è posto sul servire: del resto il termine stesso deriva dal greco diakonia (servizio). Un significato fondamentale, chiaro già negli Atti degli Apostoli a proposito dei primi sette diaconi, scelti "per il servizio delle mense". Un significato che è continuato e si è arricchito nella Chiesa, come leggiamo in sant'Ignazio di Antiochia, che chiama i diaconi "ministri della Chiesa di Dio", sottolineando che proprio per questo motivo erano obbligati a piacere a tutti.

Scrive ancora il Concilio nel decreto "Ad gentes": "laddove le Conferenze Episcopertine/copali lo riterranno opportuno, si restauri l'ordine diaconale come stato permanente, a norma della Costituzione sulla Chiesa (ndr. come citato sopra). È bene, infatti, che uomini, i quali di fatto esercitano il ministero del diacono, o perché come catechisti predicano la Parola di Dio, o perché a nome del parroco o del vescovo sono a capo di comunità cristiane lontane, o perché esercitano la loro carità attraverso appunto le opere sociali e caritative, siano confermati e stabilizzati per mezzo della imposizione delle mani, che è tradizione apostolica, e siano più saldamente congiunti all'altare per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l'aiuto della grazia sacramentale del diaconato".

Il diacono ricevendo il Sacramento dell'Ordine appartiene quindi al clero totalmente e definitivamente, anche se sociologicamente è più laico, mantiene la propria professione e, se sposato, la propria famiglia. Del resto impegni familiari e professione sono parte integrante della sua testimonianza nella comunità. Il rito per l'ordinazione diaconale, riprendendo i testi conciliari, precisa nella traccia di omelia per il vescovo, i compiti affidati al diacono, sintetizzandoli così: "fortificati dal dono dello Spirito Santo, essi saranno di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell'altare e della carità, mettendosi al servizio di tutti i fratelli". Compiti poi esplicitati, specificando che i diaconi "annunzieranno il Vangelo, prepareranno ciò che è necessario per il sacrificio eucaristico, distribuiranno ai fedeli il sacramento del corpo e del sangue del Signore". Inoltre "avranno il compito di esortare e istruire nella dottrina di Cristo i fedeli e quanti sono alla ricerca della fede, guidare le preghiere, amministrare il Battesimo, assistere e benedire il Matrimonio, portare la comunione agli ammalati e ai moribondi, presiedere i funerali". Centrale rimane il ministero della carità, che vivranno uniti al vescovo, al suo presbiterio e alla comunità.


PER SEMINARE VANGELO

Il ministero diaconale in quanto segno sacramentale della diaconia di Cristo, il diacono per eccellenza, che vive fino al dono totale di sé l'atteggiamento fondamentale del servo, sottolinea e rivela la dimensione diaconale (di servizio) di ogni ministero. Da quello gerarchico (preti e vescovi) a quello del sacerdozio comune, di tutti, dei fedeli laici, pure chiamati, in forza del loro Battesimo, a servire nel nome del Signore. La presenza dei diaconi permanenti nelle nostre comunità diviene così un dono e un ulteriore richiamo, capace di spronarci a vivere questa prospettiva dell'amore, perché l'azione evangelizzatrice penetri sempre più capillarmente nel nostro ambiente, in risposta a quel bisogno di infinito che abbiamo dentro e in contrapposizione a quel clima di nebulosa indifferenza, che imprigiona il nostro cuore in un'atmosfera scialba di smobilitazione, senza più slancio e senza più entusiasmo. L'impegno del diacono permanente deve essere soprattutto testimonianza. Infatti i suoi "compiti esigono una dedizione totale, perché il Popolo di Dio li riconosca veri discepoli del Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire". Vivendo quindi la loro missione secondo l'invito che il beato Policarpo rivolgeva direttamente ai diaconi: "siano misericordiosi, attivi e camminino nella verità del Signore, il quale si è fatto il servo di tutti".